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Wikipedia - Pugilato

Il pugilato (chiamato anche con il nome francese boxe o inglese boxing) è uno sport da combattimento in cui due persone, che di solito indossano guanti protettivi e altri dispositivi di protezione (come fasce per le mani e paradenti), si affrontano prendendosi a pugni per una durata di tempo predeterminata in un apposito ring di pugilato.

Sebbene il termine "pugilato" sia comunemente attribuito alla boxe occidentale, in cui sono coinvolti solo i pugni, il pugilato si è sviluppato in vari modi nelle diverse aree geografiche e culture. In termini globali, la boxe è un insieme di sport da combattimento incentrati sul colpire, in cui due avversari si affrontano in un combattimento usando almeno i pugni, e possibilmente coinvolgendo altre azioni come calci, gomitate, ginocchiate e testate, a seconda delle regole. Alcune forme dello sport moderno sono boxe occidentale, pugilato a mani nude, kickboxing, Muay thai, lethwei, savate e Sanda. Le tecniche di boxe sono state incorporate in molte arti marziali, sistemi militari e altri sport da combattimento.

Il pugilato amatoriale è una competizione di rilevanza olimpica (venendo praticato anche nei Giochi del Commonwealth), oltre che avere dei propri campionati mondiali. In questo caso gli incontri vengono organizzati su una distanza che va da una a tre riprese (round).

L'incontro finisce prima delle riprese previste quando l'arbitro stabilisce che uno dei due contendenti non sia più in grado di combattere, quando viene squalificato dall'arbitro o quando si arrende (la cosiddetta "gettata della spugna"). Se il combattimento si prolunga fino ad esaurire le riprese previste, la vittoria viene determinata dal punteggio attribuito dai giudici, dove il vincitore sarà chi ha totalizzato più punti. Nel caso in cui il punteggio sia uguale tra i due sfidanti, vi è una differenza di regolamento a seconda del tipo di incontro disputato: nel caso di un incontro amatoriale (come nel caso delle Olimpiadi), i giudici attribuiscono comunque la vittoria ad uno dei due contendenti sulla base di un giudizio tecnico; nel caso di un incontro tra professionisti il risultato è quello di un pareggio.

Gli esseri umani fin dall'alba della storia hanno praticato l'arte del combattimento con le mani: le prime evidenze storiche di incontri di pugilato sportivi sono state rintracciate nel Vicino Oriente e risalenti al III ed al II millennio a.C.. La documentazione più antica di un vero e proprio regolamento di pugilato è risalente all'Antica Grecia, quando il pugilato venne praticato durante i giochi olimpici del 688 a.C.. Il pugilato si è successivamente evoluto tra il XVI e il XVIII secolo, soprattutto in Gran Bretagna, con l'emergere di incontri di pugilato che mettevano in palio una posta in denaro, fino ad arrivare alla metà del XIX secolo, quando, nel 1867, vennero introdotte le regole del Marchese di Queensberry. Il pugilato è tutt'oggi lo sport da combattimento più seguito al mondo, seguito dalle MMA.

History

Storia antica

Lo stesso argomento in dettaglio: Pugilato nell'antica Grecia e Sport nell'antica Roma.
Un particolare dell'affresco di epoca minoica ritrovato ad Akrotiri e risalente al 1650 a.C. circa, nel quale due giovani combattono con quelli che sembrerebbero dei veri e propri guantoni.

La prima descrizione conosciuta del pugilato è stata rintracciata in un bassorilievo sumero in Iraq, risalente al III millennio a.C.. Prove più tarde dell'esistenza di questa pratica risalgono al II millennio a.C., rintracciate in diversi bassorilievi assiro-babilonesi e ittiti. Una scultura ritrovata a Tebe, in Egitto e che risalirebbe al 1350 a.C., mostra due pugili e diversi spettatori. Sia le testimonianze provenienti dal Vicino Oriente che quelle egiziane mostrano dei combattimenti in cui i pugili combattevano a pugni nudi o con i polsi fasciati da delle bende. La prima prova esistente dell'utilizzo di guantoni risale invece alla civiltà minoica: in un affresco (risalente al 1650 a.C. circa) sono presenti due giovani pugili che combattono con le mani completamente ricoperte da quelli che sembrerebbero dei guantoni.

L'arte del combattimento con le mani non è comunque una caratteristica prettamente vicino-orientale o europea. Anche nell'antica India esistevano diversi tipi di arti di combattimento che possiamo ricollegare al pugilato. Il musti-yuddha, la tradizionale arte pugilistica indiana, trae le sue origini già dal racconto epico classico dei Veda, come dal Ramayana e dal Rig Veda. Il Mahabharata descrive addirittura il combattimento tra due contendenti con pugni stretti, anche se erano previsti calci, colpi con le dita, ginocchiate e colpi con la testa. Questi duelli (niyuddham) spesso prevedevano che il combattimento durasse fino alla morte di uno dei due avversari. Risalente all'epoca dei satrapi occidentali abbiamo una descrizione di un governante di nome Rudradaman il quale (oltre che essere un grande cultore delle "grandi scienze" come la musica classica indiana, la grammatica sanscrita e la logica) sarebbe stato un eccellente pugile. Del successivo XVIII secolo risale il Gurbilas Shemi, un testo sikh nel quale in diverse occasioni si descrive il musti-yuddha.

Cimento di giovani pugili; anfora panatenaica, Grecia antica 336 a.C. circa, Arconte Pithodelo. A destra non un giudice, ma la dea Vittoria. A sinistra un altro atleta attende il proprio turno

Nell'Antica Grecia il pugilato fu una pratica sportiva molto sviluppata e popolare. La sua prima introduzione ai tradizionali giochi olimpici di cui disponiamo notizia risale alla 23ª Olimpiade del 688 a.C. Per proteggere le mani, i pugili utilizzavano delle fasce di cuoio che avvolgevano le nocche. Non erano previsti dei round, dato che si combatteva fino alla resa di uno dei due contendenti o fin quando non fosse stato in grado di continuare. Non erano neanche previste delle categorie di peso, quindi i pugili più pesanti erano i dominatori della disciplina. Dalle documentazioni di quest'epoca abbiamo anche delle descrizioni sullo stile di combattimento che praticavano: solitamente si manteneva una postura con il piede sinistro più avanti del destro, con il braccio sinistro in semiestensione per mantenere la guardia del viso (oltre che pronto a colpire), mentre il destro era tenuto completamente arretrato pronto a colpire. I colpi del pugile puntavano principalmente al viso dell'avversario, mentre ci sono poche prove che venissero portati dei colpi al corpo.

Estremamente popolare fu il pugilato anche durante l'epoca romana. Anche in questo caso i pugili utilizzavano delle fasce di cuoio a protezione delle mani. Tuttavia, in una fase più tarda divenne uso comune utilizzare altri materiali più duri per la protezione delle mani, rendendo i pugni delle vere e proprie armi: il cestus era un tipo di protezione che prevedeva l'inserimento di pezzi di metallo tra le stringhe di cuoio. I combattimenti avvenivano soprattutto negli anfiteatri e spesso duravano fino alla morte di uno dei due contendenti per puro scopo di intrattenimento del pubblico. Durante la fase tarda dell'epoca romana, comunque, gli schiavi e gli uomini liberi più forti in questa pratica avevano un valore economico enorme e le loro vite non venivano sprecate dai loro proprietari in combattimenti così sanguinosi. Ci sono testimonianze, inoltre, della pratica di disegnare un cerchio attorno ai contendenti, una sorta di ring da cui tra l'altro proviene il nome (ring nella lingua inglese significa "anello").

Nel 393 d.C., in piena epoca gladiatoria, Teodosio I abolì le olimpiadi poiché ritenute pagane. Con l'avvento della cristianità, il pugilato come mezzo di intrattenimento cadde in declino per la sua eccessiva brutalità e la sua pratica non risorse in maniera definitiva fino al XVI secolo, anche se tracce di tale pratica in epoca medievale sono sopravvissute.

Il periodo medievale

In questo periodo la pratica pugilistica prende vie diverse a seconda dei luoghi.

  • Venezia e le Guerre dei Pugni - Si organizzavano delle lotte sui ponti fra due fazioni cittadine avverse: i Castellani e i Nicolotti (ossia artigiani vestiti di rosso, contro pescatori vestiti di nero). Si svolgevano in autunno, da settembre fino a Natale. I primi regolamenti datano 1292; divenute vie più cruente col passare del tempo furono proibite nel 1705, sostituendole con le incruente Forze d'Ercole, da eseguirsi a Carnevale. Queste lotte si svolgevano in vari luoghi: Ponte dei Pugni, Ponte della Guerra, Ponte di Santa Fosca. Queste competizioni prevedevano la supervisione di giudici, e potevano svolgersi in tre modi differenti:
  • Duello di pugilato fra due avversari;
  • Frota, ossia rissa disordinata;
  • Guerra ordinata che consisteva nel conquistare il ponte, buttando a mare la fazione avversa.

Per gli occasionali tuffi il canale veniva ripulito, i ponti rinforzati, e gli spettatori potevano assistere dalla barca.

  • Combattimenti coi pugni in Russia

Le antiche "regole di Londra"

Le testimonianze di veri e propri incontri di pugilato scompaiono a tutto vantaggio delle tecniche di combattimento con la spada. Quando divenne meno comune il portare con sé una spada risorse improvvisamente l'interesse per un'arte di combattimento con le sole mani. Durante il XVI secolo in Inghilterra risorse dunque un tipo di combattimento a mani nude che i documenti descrivono come prizefighting (oggi conosciuto anche come pugilismo). Il primo documento in tal senso risale al 1681, dove questa pratica viene descritta nel London Protestant Mercury, mentre abbiamo notizia di un campione di prizefighting di nome James Figg nel 1719. Oltre che prevedere l'utilizzo dei pugni, gli incontri di pugilato in questa epoca vedeva l'utilizzo anche di pugnali e bastoni. Il 6 gennaio 1681 abbiamo notizia del primo incontro organizzato di pugilato in Gran Bretagna: il duca di Albemarle Christopher Monck (più tardi diventato vicegovernatore della Giamaica) organizzò un incontro tra il suo maggiordomo e il suo macellaio, dove quest'ultimo vinse l'incontro aggiudicandosi la posta in denaro.

Questa forma arcaica di pugilato non aveva delle regole scritte. Non esisteva alcuna divisione per classi di peso, né erano previste delle riprese e neanche la presenza di un arbitro. In generale erano degli incontri estremamente caotici. Un articolo sul pugilato, pubblicato a Nottingham nel 1713 da Sir Thomas Parkyns (un noto lottatore dell'epoca) descrive le tecniche che utilizzava nei suoi combattimenti. L'articolo, che è un estratto di un suo manuale di lotta e scherma intitolato Progymnasmata: The inn-play, or Cornish-hugg wrestler, delinea un combattimento confuso, fatto di testate, pugni, dita negli occhi, mani attorno al collo dell'avversario e colpi durissimi completamente scomparsi nel pugilato di oggi.

Il primo regolamento del pugilato risale al 1743 ed è stato scritto da Jack Broughton allo scopo di proteggere i pugili soprattutto dal pericolo della morte, un evento per nulla raro durante questa fase della storia del pugilato. Le Broughton's Rules introdussero importanti novità i cui residui si trovano nel regolamento attuale. Se un contendente fosse caduto a terra e non fosse riuscito a riprendere il combattimento entro 30 secondi, l'incontro si sarebbe concluso con la vittoria dell'avversario. Venne inoltre proibito colpire l'avversario a terra e afferrarlo sotto la vita. Lo stesso Broughton incoraggiò i pugili ad utilizzare i muffers, ovvero una sorta di guanti o di bendaggi a protezione delle mani e per attutire i colpi sul corpo dell'avversario durante gli allenamenti e nei combattimenti amichevoli. Le Broughton's Rules inoltre consentivano ai combattenti di avere un vantaggio rispetto agli attuali pugili di non poco conto: ogni pugile aveva la possibilità di far sospendere l'incontro facendo toccare un solo ginocchio a terra in qualsiasi momento, a seguito del quale gli sarebbe stato applicato il conteggio dei 30 secondi. In pratica, un pugile in difficoltà aveva spesso la possibilità di recuperare e di riprendere il combattimento. Tuttavia l'utilizzo di questa regola veniva considerata un segno di "codardia" e tale regola venne spesso disattesa dai regolamenti dei singoli incontri che venivano stabiliti dai "secondi" dei singoli pugili. Nel pugilato moderno esiste un limite di tre minuti per ogni round e l'andare a terra intenzionale viene punito nel cartellino dei punteggi dei giudici, disincentivando tale pratica. Per quanto riguarda la tecnica pugilistica, i pugili di quest'epoca utilizzavano diverse forme di pugno per preservare le loro mani, dato che si combatteva a mani nude e che il bersaglio preferito dei loro colpi era prevalentemente il viso dell'avversario.

Nel 1838, poi modificate nel 1853, vennero introdotte le London Prize Ring Rules, un regolamento che costituisce lo scheletro fondamentale dell'attuale regolamento del pugilato insieme alle successive regole del Marchese di Queensberry. Il pugilato diventò molto simile a quello attuale, con una serie di azioni vietate come calci, infilare le dita negli occhi dell'avversario, morderlo, colpirlo a terra, trattenersi alle corde del ring, oltre che utilizzare resine, pietre o altri oggetti nelle mani.

Le regole del Marchese di Queensberry (1867)

John H. Clark, 1882

Già da alcuni anni attorno alla boxe ruotavano notevoli interessi economici, fatti di rilevanti scommesse e ingenti premi in denaro. Per questo motivo si sentì l'esigenza di regole più rigorose. Fu per questo motivo che nel 1867 John Sholto Douglas (Marchese di Queensberry), insieme al pugile John Graham Chambers, elaborarono un insieme di regole che avrebbero regolamentato i combattimenti tra pugili amatoriali che si sarebbero dovuti tenere a Londra presso il Lillie Bridge, regolamento che poi si sarebbe consolidato come il regolamento tradizionale del pugilato.

Le regole, costituite di dodici punti, stabilivano che i combattimenti debbano essere dei "regolari incontri di pugilato" in cui i pugili debbano stare in piedi e realizzati all'interno di un quadrato di 24 piedi quadrati. Il combattimento veniva diviso in round di tre minuti ognuno, inframezzati da un minuto di riposo. Ogni combattente avrebbe avuto a sua disposizione 10 secondi dopo essere stato atterrato per poter riprendere l'incontro, venendo vietato qualsiasi colpo che non fosse un pugno diretto. Venivano poi per la prima volta introdotti obbligatoriamente i tradizionali guantoni da pugilato, che potevano essere utilizzati per bloccare i colpi dell'avversario. Un'altra novità importante di questo regolamento è stata l'introduzione delle classi di peso, allo scopo di rendere più eque le possibilità di vittoria di ogni contendente (in principio vennero a crearsi soltanto tre delle attuali categorie: leggeri, medi e massimi).

Con l'introduzione di questo regolamento gli incontri diventarono più lunghi e meno caotici, obbligando i pugili stessi ad attuare diverse strategie a seconda del tipo di avversario che si affrontava e implementando anche tecniche non solo di attacco ma anche di difesa (come scivolamenti laterali, contrattacchi, ondeggi del corpo). L'utilizzo dei guantoni come strumento di blocco dei colpi avversari modificò notevolmente anche la postura tradizionale del pugile, molto simile a quella attuale: il corpo viene portato sbilanciarsi verso l'avanti, con entrambe le mani a protezione del viso.

Per tutto il XIX secolo il pugilato non riuscì comunque a guadagnarsi una legittimità tra le varie pratiche sportive. In Gran Bretagna venne addirittura vietato (come anche in gran parte degli Stati Uniti), e gli incontri cominciarono a disputarsi illegalmente, con un giro di scommesse clandestine enorme. Spesso gli incontri (alcune volte interrotti dalle forze dell'ordine) erano occasione di spettacolari risse tra gli spettatori. Nonostante questo periodo confusionario, comunque, un certo numero di pugili riuscirono ad emergere con il loro innovativo stile, diventando beniamini del pubblico. Nel 1882 una sentenza di un tribunale britannico pose la parola fine al pugilato a mani nude (comparandolo al reato di violenza privata) a tutto vantaggio dell'utilizzo del pugilato con i guantoni. Infine, verso la fine del secolo, l'opera di organizzatori come Tex Rickard o di pugili come John L. Sullivan riuscirono a far emergere definitivamente questo sport, guadagnandogli la legittimità che ha tutt'oggi.

XIX secolo: l'ascesa dei Re statunitensi

John L. Sullivan opposto a Jake Kilrain, 1898

Attorno agli incontri di pugilato, in maniera particolare nella categoria dei pesi massimi, ruotavano interessi economici enormi. Ai pugili venivano dati grandi premi in denaro e il pubblico amava scommettere ingenti somme su tutto quello che riguardava la sfida: vincitore, quante riprese sarebbe durata, ecc. Migliaia di persone assistevano alle gare organizzate presso arene costruite appositamente per questo sport. Allora i ring erano ottagonali definiti da corde e pali, i pugili combattevano a torso nudo, con i calzoni lunghi o a tre quarti di gamba, gli incontri non avevano limiti di numero massimo di riprese. Nonostante le regole di Douglas di alcuni anni prima gli incontri venivano ancora disputati a mani nude, ciò portava spesso a tragiche conseguenze. Per questo motivo in molti stati dell'Unione e dell'Europa alla fine dell'Ottocento il pugilato a mani nude era proibito.

Il pugilato trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d'America a tal punto che nel 7 febbraio 1882 lo statunitense John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo categoria pesi massimi battendo il detentore Paddy Ryan, un colosso irlandese emigrato negli USA. Con questa vittoria il centro d'interesse della boxe mondiale si spostò definitivamente dall'Inghilterra agli Stati Uniti. Nel 1889 fu disputato l'ultimo incontro senza guantoni valido per i pesi massimi con il quale Sullivan mantenne il titolo. Dal successivo incontro del 7 settembre 1892, Sullivan e Corbett si affrontarono con i guantoni dato che le regole di Douglas erano ormai definitivamente accettate.

XX secolo

Sull'onda della forte crescita economica statunitense il pugilato si diffuse in tutti gli Stati dell'Unione, divenne uno dei principali sport praticati e rappresentava, per le classi più disagiate, un modo per uscire dalla difficile situazione socio-economica. Nei primi anni del Novecento si fissarono altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri si stabilì che il numero massimo di riprese doveva essere: 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali, 12 per titoli nazionali. Limitando la durata dell'incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la vittoria ai punti, il problema fu risolto con l'istituzione dei giudici di gara.

Nel 1908 si affermò a livello mondiale Jack Johnson, il primo pugile di colore statunitense che stupì tutti per la sua boxe intelligente e rapida. Cedette il titolo nel 1915 perdendo contro il cowboy Jess Willard detto “il gigante” poiché alto oltre due metri e pesante 110 kg. Il pugilato diffuso in Italia nei primi anni nel secolo creò la sua federazione organizzatrice la FPI (Federazione Pugilistica Italiana) nel 1916 a San Remo. I padri fondatori furono Goldsmith (Presidente) e Lomazzi (vice Presidente). Nel 1920 ci furono i primi campionati italiani. La sede nazionale diventò Milano per poi trasferirsi a Roma nel 1929.

Il titolo dei pesi massimi passò in mano di Jack Dempsey nell'incontro disputato a Toledo (Ohio) nel 1919, in cui vinse il titolo mondiale contro Jess Willard, nonostante quest'ultimo fosse molto più alto e possente rispetto al vincitore. Dempsey vinse grazie alla destrezza acquisita con i suoi studi e ai suoi originali metodi di allenamento e dominò la categoria dei pesi massimi in un'epoca in cui i combattimenti sul ring erano vinti più con la forza fisica e con la resistenza che con fini azioni tecniche. Dempsey utilizzava i principi del falling step e del double shift, due delle tecniche da lui formalizzate e applicate “sul ring” con successo, dimostrandone la straordinaria efficacia. Egli era molto aggressivo, ma sapeva controllarsi, evitava con destrezza e con un'alzata di spalle i colpi per poi scagliare i suoi pugni in maniera esplosiva, sfruttando in pieno l'intero peso del suo corpo in movimento. Ogni sua azione era organizzata in improvvise e devastanti combinazioni di colpi. Nell'ultimo suo incontro del 1926, in cui subì una discutibile sconfitta, si registrò un'affluenza di pubblico mai vista e gli incassi superarono ogni record.

Dal 1929, anno della grande crisi economica, fino al 1933 il pugilato perse molto della sua notorietà e importanza. Pochi avevano la possibilità di seguire gli incontri e scommettere sul loro esito come avveniva nei primi anni del secolo. Nel 1933 comparve alla ribalta mondiale l'italiano Primo Carnera, che rimase campione del mondo solo per un anno ma raccolse la simpatia di molti. Carnera era un pugile imponente con i suoi 129 kg di peso e 1,97 m di altezza, allo stesso tempo velocissimo e con un'ottima tecnica.

Joe Louis versus Max Schmeling nel 1936

Nel 1937 il titolo passò nuovamente a un pugile di colore, Joe Louis, che strappò il titolo a James Braddock mandandolo KO all'ottava ripresa. Dal 1937 al 1947 ha detenuto la corona mondiale, che ha difeso vittoriosamente per 25 volte. Egli si ritirò nel 1949, quando il suo fisico rovinato dall'alcool e dalla droga non era più in grado di affrontare altri incontri. Il suo record parla di 63 vittorie e 3 sconfitte. Nel 1952 Rocky Marciano con le sue impareggiabili doti vinse il campionato del mondo e inanellò una serie di vittorie impressionante. Abbandonò la carriera professionistica, imbattuto, nel 1956, dopo aver vinto 49 incontri, 43 dei quali per knock out.

Muhammad Ali, uno dei più famosi pugili di tutti i tempi

Gli successe il giovane nero Floyd Patterson, un ex peso mediomassimo che tenne il titolo fino al 1962, salvo una breve interruzione nel 1959-1960. Successe a Patterson un altro nero, Sonny Liston, analfabeta dalla potenza esplosiva, ex carcerato compromesso da legami con la mafia italoamericana e morto in cause misteriose nel 1970. Nel 1964 il titolo fu vinto dal ventiduenne Cassius Clay (conosciuto anche come Muhammad Ali), già vincitore della medaglia d'oro all'Olimpiade di Roma del 1960. Viene ricordato non solo per le sue versatili doti di pugile (mai nessun peso massimo era stato così rapido nei colpi né così mobile sui piedi dato il peso della categoria) ma anche per il suo impegno politico (fu arrestato per aver rifiutato il servizio militare della guerra in Vietnam per via della sua religione -il sunnismo- e perché non credeva in quella guerra), per la sua giovanissima età e per i modi provocatori con cui si rivolgeva agli avversari. Con Cassius Clay la popolarità del pugilato diventa planetaria.

L'ente organizzatore statunitense degli incontri di pugilato, la World Boxing Council (WBC), nel 1968 visse una crisi interna dalla quale nacque un'altra federazione internazionale pugilistica: la World Boxing Association (WBA). Tale sovrapposizione di competenze creò confusione nel mondo della boxe perché ogni associazione organizzava gare per le proprie categorie e di conseguenza nominava i propri campioni. In seguito la situazione venne ulteriormente complicata dalla creazione della International Boxing Federation (IBF) nel 1984 e dalla World Boxing Organization (WBO) nel 1988. Nonostante negli anni passati ciascuna organizzazione adottasse proprie categorie di peso, dal 1987 le categorie professionistiche sono state fissate a 17, dai pesi paglia fino ai pesi massimi.

In Europa l'ente organizzatore European Boxing Union (EBU) è unico. In Italia la federazione che organizza gli incontri e assegna i titoli italiani è la Federazione Pugilistica Italiana (FPI). Negli anni ottanta e novanta hanno continuato a mostrare in questo sport la propria superiorità gli uomini di colore. Mike Tyson, indubbiamente il più famoso boxer dell'epoca, è stato campione del mondo dei pesi massimi per tre organizzazioni: WBC, WBA e IBF.

Marvin Hagler, tra i più titolati campioni del XX secolo

Gli anni ottanta videro, a livello regolamentare, un'importante innovazione: il numero massimo di riprese, in ambito professionistico, calò da 15 a 12. La decisione fu dovuta ai frequenti episodi di pugili morti a seguito degli incontri, circostanza da assommare alla già notevole casistica di boxer deceduti all'infuori del contesto agonistico.

La situazione indusse alcuni paesi, tra cui Svezia e Norvegia, ad abolire persino il pugilato professionistico. Il bando è perdurato sino al ventunesimo secolo.

XXI secolo

Nel terzo millennio, la boxe ha conosciuto un rilevante calo di popolarità tra gli appassionati: la perdita di interesse è ascrivibile, in primis, ai vari scandali e sospetti di irregolarità circa i combattimenti. I mutati scenari socio-economici hanno, inoltre, limitato le aree di reclutamento alle zone più povere del mondo. Tra gli avvenimenti degni di nota, è invece da ricordare l'introduzione del pugilato femminile alle Olimpiadi a partire dal 2012. Negli anni successivi la precaria condizione finanziaria rischiò tuttavia di comportare l'assenza della "nobile arte" dalle edizioni seguenti, fatto poi non verificatosi.

Nomi di spicco dell'epoca più recente sono i fratelli ucraini Volodymyr e Vitalij Klyčko, nonché i britannici Anthony Joshua e Tyson Fury.

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