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Italia - Serie C - Girone B 04/28 18:00 38 Cesena vs Perugia - View

Risultati

Italia - Serie C - Girone B 04/14 18:45 36 [18] Vis Pesaro v Perugia [4] L 1-0
Italia - Serie C - Girone B 04/07 12:00 35 [4] Perugia v Olbia [19] W 3-0
Italia - Serie C - Girone B 03/28 19:30 34 [3] Carrarese v Perugia [4] L 1-0
Italia - Serie C - Girone B 03/23 16:30 33 [4] Perugia v ASD Pineto Calcio [12] D 2-2
Italia - Serie C - Girone B 03/17 15:15 32 [5] Gubbio v Perugia [4] W 0-1
Italia - Serie C - Girone B 03/09 15:15 31 [4] Perugia v U.S. Ancona [15] W 2-0
Italia - Serie C - Girone B 03/05 17:30 30 [13] Virtus Entella v Perugia [4] L 5-0
Italia - Serie C - Girone B 03/02 19:45 29 [4] Perugia v Recanatese [18] W 1-0
Italia - Serie C - Girone B 02/25 15:15 28 [4] Perugia v Juventus U23 [9] W 2-0
Italia - Serie C - Girone B 02/18 13:00 27 [2] Torres v Perugia [4] L 1-0
Italia - Serie C - Girone B 02/14 19:45 26 [4] Perugia v Fermana [20] W 1-0
Italia - Serie C - Girone B 02/09 19:45 25 [16] Sestri Levante v Perugia [3] L 1-0

Stat.

 TotalIn casaFuori casa
Partite disputate 45 23 22
Wins 21 13 8
Draws 13 8 5
Losses 11 2 9
Goals for 60 38 22
Goals against 45 20 25
Clean sheets 19 12 7
Failed to score 13 4 9

L'Associazione Calcistica Perugia Calcio, meglio nota come Perugia, è una società calcistica italiana con sede nella città di Perugia. Milita in Serie C, la terza divisione del campionato italiano.

Il club odierno, rifondato nel 2010 come Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio, è la continuazione dello storico sodalizio Associazione Calcio Perugia sorto nel 1905 - dalla collaborazione tra le società cittadine Braccio Fortebraccio e Libertas - e fallito nel 2005, e del seguente Perugia Calcio rifondato nello stesso anno e a sua volta scomparso nel 2010; dal 2011 ha assunto l'attuale denominazione.

La società conta 13 partecipazioni al campionato italiano di Serie A, dove ha conseguito come miglior piazzamento un secondo posto nell'annata 1978-1979; nella stessa stagione gli umbri stabilirono il record d'imbattibilità, diventando la prima squadra dall'istituzione del girone unico a chiudere una stagione di massima serie senza sconfitte. Oltre ai vari titoli ottenuti nelle serie minori nazionali, in campo internazionale il club si fregia di una vittoria a testa nella Coppa d'Estate e nella Coppa Intertoto UEFA; in virtù di quest'ultimo successo è tra le 12 squadre italiane e 82 europee che hanno vinto almeno una delle competizioni confederali per club. Vanta inoltre due partecipazioni alla Coppa UEFA.

I giocatori del club sono soprannominati "biancorossi" per via dei tradizionali colori sociali della divisa, i quali prevedono maglia e calzettoni rossi accompagnati a calzoncini bianchi, e "grifoni" in assonanza con l'eponima figura araldica simbolo della squadra e della città perugina. Disputa i suoi incontri casalinghi allo stadio Renato Curi. Nella stagione 1979-1980 è stata la prima formazione calcistica italiana a esibire una sponsorizzazione di maglia.

History

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Associazione Calcistica Perugia Calcio.

Le origini

La società fu fondata a Perugia il 14 luglio 1890 come Società Ginnastica Braccio Fortebraccio; questa deve il suo nome a Braccio da Montone, condottiero e Signore della città perugina nel corso del XV secolo. L'esordio ufficiale della squadra avvenne nel 1907, quando proprio a Perugia venne organizzato un triangolare con la partecipazione della Lazio e della Robur di Siena.

Nel frattempo, tra il 1911 ed il 1912 la squadra della Braccio Fortebraccio partecipò ai tornei interregionali organizzati dall'Umbria sportiva, entrambi vinti dal Roman, nei quali i perugini vinsero per 2-0 l'Anconitana e per 6-0 lo Spoleto. Il 1912 è anche l'anno in cui si costituì il comitato promotore per la costruzione di un «grandioso stadio perugino»: difatti il capoluogo ancora non disponeva di un vero e proprio impianto sportivo, tanto che le gare e gli allenamenti delle squadre calcistiche si svolgevano alla bell'e meglio al campo di Piazza d'armi - il cosiddetto Piazzone della città, poi divenuto l'odierna piazza Partigiani -, che veniva pionieristicamente segnato col gesso.

Nel 1922 il campo da gioco di Piazza d'armi venne intanto ampliato e reso più consono alla pratica agonistica, con l'aggiunta di una tribuna in legno. In questi anni il club ebbe un'attività prevalentemente regionale, incontrandosi con formazioni limitrofe come Terni, Siena, Ancona, Tiferno, Foligno, Tolentino e Maceratese.

Anni 1930

I grifoni che, il 25 maggio 1930, superarono 5-1 la Virtus di Spoleto e vinsero il girone umbro di Terza Divisione, conquistando al contempo l'approdo in Prima Divisione.

Gli anni 1930 del club biancorosso ebbero inizio, in verità, già sul finire del decennio precedente. L'attività calcistica era ormai praticata nel capoluogo umbro da quasi trent'anni, ciò nonostante rimaneva ancora una disciplina oscura sotto molti aspetti; intorno al 1928 vennero quindi chiamati a Perugia alcuni maestri della cosiddetta "scuola danubiana", all'epoca molto in voga, per apprenderne i segreti. Si trattò dei primi, veri, allenatori nella storia dei grifoni.

L'ungherese Emerich Hermann fu il tecnico della squadra che, al termine di un serrato duello con gli spoletini della Virtus, nel 1929-1930 vinse il girone regionale di Terza Divisione e, grazie a un doppio salto di categoria dopo riforma federale, fece il suo debutto in Prima Divisione. Nella stagione 1931-1932 il Perugia arrivò a un passo dalla Serie B concludendo in vetta il girone E del campionato, ma nei seguenti gironi finali la sconfitta 2-3 a Genova in casa della Sampierdarenese li relegò al secondo posto della classifica, mancando la promozione proprio a favore dei liguri.

Ad un passo dalla Serie A

Nel campionato 1933-1934, allenato da Cesare Migliorini, il club andò vicino per la prima volta all'approdo in Serie A, vincendo il girone B sopravanzando di una lunghezza i modenesi, e qualificandosi al girone finale valevole per la promozione. Tuttavia proprio qui, forse anche per la mancanza di eventuali infrastrutture adatte alla massima categoria, «vengono le dolenti note» per il Perugia, con una serie di arbitraggi a senso unico: il culmine si raggiunse al termine della sfida casalinga con la Pro Patria, quando "Peppino" Vitalesta reagì alle continue decisioni avverse aggredendo il direttore di gara De Sanctis; questo gli precluse il tesseramento in A tra le file della Triestina. L'anno dopo, a causa delle difficoltà finanziarie derivate dalla gestione della competitiva formazione d'inizio decade, l'intelaiatura dei biancorossi venne di fatto smantellata per fare cassa e saldare debiti: con un tasso tecnico considerevolmente ridotto, al termine della stagione 1934-1935 i grifoni retrocedettero, chiudendo qui il primo ciclo vincente della loro storia, e subendo anche la revoca dell’affiliazione nazionale: solo essendo fornito di una seconda squadra dilettantistica giovanile nei campionati regionali, il club poté sopravvivere evitando il fallimento.

Il 1937 fu una data importante per il calcio a Perugia, poiché ebbe inizio la costruzione del primo stadio cittadino inteso come tale, il Santa Giuliana, realizzato proprio in prossimità del vecchio Piazzone; i biancorossi potranno però debuttarvi ufficialmente solo l'anno dopo, il 4 settembre 1938, in occasione della loro prima stagione di Serie C. Sempre nel '38 esordì in squadra il mediano Guido Mazzetti, destinato in futuro a scrivere pagine importanti della storia del club, sia da giocatore che, soprattutto, da allenatore.

Anni 1940

I calciatori biancorossi Luigi Gioacchino Nebbia e Guido Mazzetti nella stagione 1948-1949, assieme al segretario Bastianelli e al dirigente Rufini.

Nella stagione 1939-1940 il Perugia fu inattivo per motivi finanziari. Al suo posto, nella Prima Divisione Umbra scese in campo la nuova formazione del G.U.F. Perugia che, pur con un nome diverso, indossò le casacche di grifoni e ne schierò vari giocatori tra le proprie file. La storica società biancorossa si riorganizzò l'anno successivo, venendo iscritta alla Serie C. Affidata all'allenatore ungherese Aleksandar Peics, la formazione si ritrovò dopo poche giornate in testa alla classifica, salvo poi cessare l'attività per gli eventi bellici della seconda guerra mondiale. Mazzetti, una volta lasciata l'attività agonistica, diverrà in seguito uno dei più famosi allenatori nella storia del Perugia, sedendo sulla panchina del club (a periodi alterni) per quattordici stagioni

Al termine del conflitto, nel dopoguerra il Perugia venne ricostituito da Giorgio Bottelli e la squadra, nelle cui file erano presenti anche militari inglesi degli eserciti alleati che avevano occupato l'Umbria, giocò sfide in ambito regionale col Magione, il Gubbio e il Foligno. Nel 1945-1946 i biancorossi, allenati da Mario Malatesta e trascinati da Alberto Galassi - uno dei più prolifici attaccanti italiani, che segnò in quella stagione addirittura 35 reti guadagnandosi così l'ingaggio in Serie A da parte del Bologna -, vinsero il campionato e conquistarono la seconda promozione tra i cadetti della loro storia. La squadra vi rimase per sole due stagioni, salvo poi risprofondare negli anni successivi addirittura in IV Serie.

Anni 1950 e 1960

Il presidente dei grifoni, Lino Spagnoli, viene portato in trionfo al termine di Perugia-Sambenedettese (1-0) del 21 maggio 1967, che sancì il ritorno dei biancorossi in Serie B dopo un'assenza di diciannove anni.

Il ritorno in Serie C avvenne nel 1959, grazie a una riforma dei campionati a opera della FIGC; tale operazione voleva dare rappresentanza calcistica anche a quelle regioni, come l'Umbria, che in quel momento non avevano propri club iscritti alle tre maggiori categorie nazionali. In quegli anni la formazione biancorossa, allenata a periodi alterni da Guido Mazzetti, Július Korostelev ed Egizio Rubino, annoverava tra le proprie file il portiere folignate Lamberto Boranga, il centravanti Ilario Castagner - capocannoniere del girone B nell'annata 1963-1964 - e l'attaccante perugino Dante Fortini.

La svolta con Spagnoli e Mazzetti

Nel 1966 subentrò alla presidenza Lino Spagnoli, imprenditore perugino già campione di motonautica e grande appassionato di sport. La stagione 1966-1967 è quella della promozione in Serie B all'ultima giornata, anche se il club dovette avere la meglio di un'agguerrita Maceratese; solo grazie alla vittoria tra le mura amiche nello scontro diretto, i grifoni poterono vincere il proprio girone con un punto di vantaggio sui marchigiani. La matematica promozione arrivò il 21 maggio 1967 e l'autore della rete decisiva contro la Sambenedettese fu un attaccante perugino, Eros Lolli. La squadra era allenata ancora da Guido Mazzetti, mentre i protagonisti dell'annata furono la mezzala Carlo Azzali e le punte Gigi Gabetto, figlio di Guglielmo del Grande Torino, e Angelo Montenovo.

Anni 1970: la squadra dei miracoli

Il Perugia che, nella stagione 1974-1975, ottenne la vittoria del torneo cadetto nonché la prima promozione della sua storia in Serie A.

Stabilizzatosi in Serie B a cavallo degli anni 1960 e 1970, fu nel campionato 1974-1975 che avvenne la vera e propria svolta nella storia del Perugia. La società si rinnovò profondamente, con l'avvento alla presidenza dell'imprenditore pugliese Franco D'Attoma e con un nuovo staff tecnico e dirigenziale, con Ilario Castagner, già giocatore biancorosso all'inizio del decennio precedente, in panchina, e Silvano Ramaccioni in veste di direttore sportivo. Nuovi anche molti giocatori della squadra, tra cui l'estremo difensore Roberto Marconcini, il libero Pierluigi Frosio, la mezzala Franco Vannini, il compagno di reparto Renato Curi e la punta Paolo Sollier, quest'ultimo salito alle cronache extracalcistiche per la sua militanza in Avanguardia operaia e divenuto poi noto come scrittore. Insomma, un mix tra elementi d'esperienza e giovani promesse, alcuni dei quali al loro primo impatto con la Serie B.

Il Perugia si mantenne nelle posizioni di testa fin dalle prime domeniche di campionato, riuscendo a tenere il passo del più quotato Verona, retrocesso a tavolino dalla Serie A e dato come favorito per la vittoria finale. La matematica certezza della promozione arrivò il 15 giugno, grazie al pareggio 1-1 sul campo del Pescara. Il Perugia ottenne la promozione in Serie A con tre punti di vantaggio sul Como e quattro sul Verona: l'ultima partita casalinga - peraltro quella dell'addio al Santa Giuliana in favore del nuovo Comunale di Pian di Massiano -, giocata sette giorni dopo e vinta 2-1 col Novara, suggellò la conclusione di una stagione indimenticabile.

Lo scudetto sfiorato e l'imbattibilità

«È la storia di una provinciale che fa fortuna. Però non basta metterla così. C'è qualcosa di diverso [...] E poi quando dici provinciale è come se il vecchio, l'antico, la tradizione riuscissero a difendersi e a resistere contro il giovane, il grande, il nuovo. Quel Perugia fu l'esatto opposto: al contrario avevi la sensazione di avere a che fare con qualcosa di moderno.»

Franco D'Attoma, presidente del club dal 1974 al 1983; sotto il suo mandato il Perugia raggiunse per la prima volta la Serie A nel 1975, e sfiorò poi lo scudetto nel 1979.

Nel corso delle prime tre stagioni in Serie A il Perugia riuscì a guadagnarsi una buona reputazione e la fama di "squadra-simpatia", quando i giornali cominciarono insistentemente a parlare di Perugia dei miracoli. A ben vedere, la squadra umbra stava infatti ottenendo dei risultati inaspettatamente positivi per una cosiddetta "provinciale", oltretutto alla prima esperienza assoluta nel palcoscenico della massima categoria: giocando un calcio moderno ed efficace, esaltato da giocatori di tecnica e qualità come Salvatore Bagni, Renato Curi, Walter Novellino e Franco Vannini, il Perugia stazionava stabilmente nella prima parte della classifica, riuscendo a competere ad armi pari contro avversarie ben più ricche e blasonate.

La stessa iniziò a farsi conoscere anche fuori dai confini italiani, tanto che nel maggio 1978 arrivò la prima affermazione dei grifoni in campo internazionale grazie alla vittoria della Coppa d'Estate, un'edizione speciale dell'Intertoto, trionfando in un girone composto dai belgi del Waregem, dai tedeschi occidentali del Monaco 1860 e dai francesi del Nîmes Olympique.

I buoni risultati conseguiti negli anni precedenti - e nonostante la tragedia che colpì la squadra il 30 ottobre 1977 con la prematura scomparsa di Curi, stroncato da un arresto cardiaco all'età di 24 anni durante la sfida interna contro la Juventus, nello stadio che da lì in avanti prenderà il suo nome - furono il preludio alla stagione 1978-1979, nella quale il Perugia divenne la prima squadra a completare il campionato di Serie A senza perdere una partita, rimanendo inoltre in lotta fino alle ultime giornate per la conquista dello scudetto. Con un alto numero di pareggi (19 su 30 partite), il Perugia si classificò al secondo posto, dietro al Milan che vinse il titolo della stella. È questo il miglior piazzamento degli umbri nella massima serie, e i grifoni furono la prima squadra nella storia del girone unico a rimanere imbattuta per un'intera stagione - in seguito, solo gli stessi rossoneri nel 1991-1992 e la Juventus nel 2011-2012 riusciranno a eguagliare tale primato.

Il Perugia, allenato sempre da Ilario Castagner, propose un gioco d'avanguardia che sopperì fruttuosamente all'inevitabile divario tecnico con formazioni più quotate, e tallonò i rossoneri per tutto il campionato. Gara emblematica della stagione, quella disputata il 4 febbraio 1979 al Curi contro l'Inter, e terminata in parità: al termine del primo tempo il Perugia era sotto di due reti e vedeva la sua imbattibilità a rischio, ma nella ripresa Franco Vannini accorciò dapprima le distanze e, quando i giochi sembravano ormai fatti, al 3' di recupero Antonio Ceccarini trovò il gol del 2-2 nell'ultima azione utile della gara, che salvò il primato dei biancorossi.

Il direttore sportivo Silvano Ramaccioni e l'allenatore Ilario Castagner, artefici di quel Perugia dei miracoli salito alla ribalta nazionale nella seconda metà degli anni 1970.

Questa partita divenne lo spartiacque del campionato dei grifoni: nonostante il mantenimento del record, Vannini - giocatore chiave della squadra anche nelle brillanti stagioni precedenti - ne uscì con un grave infortunio, tanto che il giocatore dovette terminare anzitempo la carriera agonistica. Al suo stop si aggiunse due mesi più tardi quello di Pierluigi Frosio, libero della difesa perugina, il quale agli inizi di aprile incappò in uno stop fisico sul campo del Torino saltando quasi tutto il resto del torneo. Pur indebolita dall'infermeria, la squadra riuscì a permanere imbattuta anche nel girone di ritorno, chiudendo il campionato a soli tre punti dai meneghini campioni e approdando inoltre per la prima volta nella sua storia in Coppa UEFA.

La squadra biancorossa artefice di questo storico primato era stata imbastita senza una vera stella, messa in piedi con calciatori dai nomi non altisonanti, ma che - a eccezione dell'astro nascente Bagni, destinato in futuro a raccogliere successi maggiori - qui in Umbria seppero esprimersi al meglio e vissero il momento più alto delle loro carriere sportive. Il cammino del Perugia nella stagione 1978-1979 rimane ancora oggi un risultato eccezionale per una compagine di provincia, sapientemente raggiunto grazie a un'oculata gestione societaria, a opera del dirigente Silvano Ramaccioni e del presidente Franco D'Attoma.

Anni 1980: tra alti e bassi

L'annata 1984-1985, nella quale i grifoni mancarono il ritorno in A di un solo punto - e stabilirono i record, tuttora in essere, del minor numero di sconfitte (1) e del maggior numero di pareggi (26 su 38 incontri) nel torneo cadetto - sembrò l'inizio di un'inversione di tendenza, invece il declino proseguì fino alla doppia retrocessione d'ufficio in Serie C2 del 1986, deliberata dalla CAF per il coinvolgimento degli umbri anche nel Totonero-bis, dopo peraltro essere già retrocessi dalla B sul campo.

Il Perugia vincitore della Serie C2 1987-1988, allenato da Mario Colautti e trascinato dai gol del capocannoniere Fabrizio Ravanelli.

Dopo due stagioni, nel 1987-1988 arrivò la vittoria del campionato e il ritorno in C1. La squadra artefice della promozione, allenata da Mario Colautti, era ricca di giovani talenti come Giovanni Bia, Angelo Di Livio e il prodotto del vivaio biancorosso Fabrizio Ravanelli - il miglior marcatore di quel torneo -, che alla fine degli anni 1980 sfrutteranno la ribalta perugina per arrivare, nel decennio successivo, a calcare i più prestigiosi campi italiani ed europei.

Anni 1990

Una nuova svolta nella storia della società avvenne sul finire del 1991, quando Luciano Gaucci, imprenditore romano già vicepresidente della Roma, rilevò un Perugia che si barcamenava in Serie C1 ed era sull'orlo del fallimento. Il nuovo proprietario - un personaggio nel vero senso del termine, che ben presto salirà alla ribalta della cronaca calcistica per i suoi modi quantomeno poco ortodossi nel rapportarsi con giocatori, allenatori, colleghi e giornalisti - palesò l'intento di riportare quanto prima i biancorossi in massima serie, obiettivo che riuscì a centrare nell'arco di un lustro.

Nel 1991-1992 il club, dopo una imponente campagna acquisti che fece arrivare in Umbria, tra gli altri, l'esperto Giuseppe Dossena e il bomber delle serie minori Giovanni Cornacchini, chiuse terzo sfiorando la promozione in Serie B, poi ottenuta l'anno successivo al termine di uno spareggio contro l'Acireale a Foggia, vinto 2-1 dalla formazione umbra; una gioia effimera poiché, appena il giorno dopo, per Gaucci scoppiò lo scandalo di un "regalo" sotto forma di cavallo alla famiglia di un arbitro compiacente, cosa che portò la CAF a negare la serie cadetta ai grifoni in favore dei siciliani, squalificando il numero uno biancorosso per tre anni. L'annata seguente, 1993-1994, il Perugia vinse nettamente il campionato - con Cornacchini che si aggiudicò per il secondo anno consecutivo la classifica cannonieri - e poté riaffacciarsi in B; raggiunse inoltre la finale della Coppa Italia di Serie C, dove uscì sconfitto per mano della Triestina, dopo due pareggi, solamente per la regola dei gol fuori casa.

La squadra rimase in Serie B solo per un biennio, poiché nella stagione 1995-1996 i grifoni, con Giovanni Galeone in panchina, e trascinati in campo dal capitano Federico Giunti e dai gol di Marco Negri, compirono il grande salto. Dopo un aspro duello nell'ultima parte di campionato con la Salernitana, in dirittura d'arrivo i biancorossi riuscirono a staccare in classifica i campani e, in coabitazione con la Reggiana, a cogliere quel terzo posto che valse il ritorno nella massima categoria dopo quindici anni esatti dall'ultima apparizione.

La seconda avventura in Serie A

Marco Materazzi, al Perugia a periodi alterni dal 1995 al 2001; nell'ultimo anno coi grifoni, in cui è diventato anche capitano del club, ha stabilito il record di gol stagionali in Serie A per un difensore (12) nonché conquistato la prima chiamata in maglia azzurra.

La permanenza in Serie A durò, in questo caso, appena dodici mesi: al termine di un campionato difficile, segnato anche dall'esonero di Galeone e dall'approdo a Perugia di Nevio Scala, la squadra retrocesse all'ultima giornata per via della peggiore classifica avulsa.

Di nuovo in Serie B, i biancorossi tornarono immediatamente in massima serie con un percorso tuttavia molto travagliato, segnato da alti e bassi nonché da ben quattro cambi di guida tecnica nel corso della stagione: Attilio Perotti venne dapprima sostituito da Albertino Bigon, poi Gaucci richiamò Perotti per alcune giornate a riprendere il suo posto, ma in seguito lo scaricò definitivamente riportando in panchina Ilario Castagner, per cercare di raggiungere una promozione che a questo punto appariva proibitiva. Con un finale di campionato da record, l'allenatore del Perugia dei miracoli riuscì ad agganciare il Torino al quarto posto, l'ultimo utile alla promozione, e nello spareggio di Reggio Emilia trionfò sui granata ai tiri di rigore, riportando la squadra in A.

Il Perugia rimase stavolta in massima categoria per sei stagioni. Nel 1998-1999 la formazione umbra, guidata da Castagner e poi da Vujadin Boškov, raggiunse la salvezza classificandosi al quattordicesimo posto e qualificandosi per la Coppa Intertoto. Si misero in luce, molto amati dai tifosi, il croato Milan Rapaić e il nuovo arrivato Hidetoshi Nakata: il centrocampista giapponese, sbarcato in Italia tra varie perplessità, esordì con una doppietta alla Juventus, e in pochi mesi si affermò tra le rivelazioni del torneo; con le sue ottime prestazioni sportive, Nakata divenne un fenomeno mediatico in tutto il mondo. Il fantasista nipponico rimane tuttora il solo calciatore biancorosso, nell'intera storia del club, arrivato a ricevere la candidatura al Pallone d'oro, nelle edizioni del 1998 e 1999.

Nell'annata 1999-2000 la squadra fu affidata a Carlo Mazzone, che la portò senza patemi al decimo posto finale; all'ultima giornata batté peraltro in casa la Juventus 1-0 con gol di Calori nel secondo tempo, togliendole in pratica la possibilità di conquistare uno scudetto che andò appannaggio della Lazio. In Intertoto la squadra uscì invece al terzo turno dopo una squalifica subìta nella partita di ritorno coi turchi del Trabzonspor, vanificando così il successo dell'andata.

Anni 2000: gli exploit dell'era Cosmi

Il tecnico Serse Cosmi, perugino di nascita, nei primi anni 2000 ha portato la squadra della sua città a dei lusinghieri piazzamenti in massima serie, toccando l'apice nel 2003 con la vittoria del primo trofeo confederale nella storia del club.

Nell'estate 2000, il patron Gaucci avviò dei profondi cambiamenti in seno alla squadra. Dapprima ingaggiò come nuovo allenatore Serse Cosmi, tecnico perugino poco noto al grande pubblico, che fin lì s'era fatto notare per aver portato l'Arezzo dalla Serie D alla C1, ma che non aveva ancora avuto nessuna esperienza nelle categorie maggiori. La piazza si schierò contro il presidente, che da parte sua sembrava fare di tutto per non voler andare d'accordo coi tifosi; accanto a pochi punti fermi dell'undici titolare come Andrea Mazzantini, Marco Materazzi e Zé Maria, Gaucci affiancò oltre una ventina di nuovi innesti, tra cui giovani italiani presi dalle serie inferiori, come Mirko Pieri, Fabio Grosso, Fabio Liverani, Davide Baiocco e Marco Di Loreto, e stranieri provenienti da ogni parte del pianeta, su tutti Zīsīs Vryzas e Rahman Rezaei.

A dispetto delle premesse, la squadra giocò un calcio divertente e proficuo, affermandosi come la sorpresa del torneo; Cosmi ottenne il massimo dalla rosa messagli a disposizione, lanciando i suoi sconosciuti giocatori ai massimi livelli della Serie A. Il Perugia si classificò decimo nella stagione 2000-2001: capitan Materazzi mise a segno ben 12 gol, siglando il record per un difensore in una singola stagione della massima divisione italiana, e assieme al compagno Liverani raggiunse il traguardo della Nazionale.

Nella stagione 2001-2002 la squadra migliorò ulteriormente il piazzamento in classifica, arrivando all'ottavo posto. L'anno successivo il Perugia si comportò molto bene in Coppa Italia dove, guidato da Fabrizio Miccoli - che si laureò miglior marcatore dell'edizione, prima volta assoluta per un giocatore biancorosso -, sfiorò la finale, venendo eliminato solo in semifinale dal Milan; si qualificò poi nuovamente per l'Intertoto classificandosi nono, al termine di un'annata ricca di soddisfazioni.

La vittoria in Coppa Intertoto

La quarta stagione sotto la guida di Cosmi si aprì, nell'estate del 2003, con la vittoria europea di quella Coppa Intertoto arrivata a Perugia al quarto tentativo dell'era Gaucci. La compagine biancorossa ebbe la meglio nella doppia finale sui tedeschi del Wolfsburg, battuti in entrambe le partite, per quello che rimane il primo e fin qui unico trofeo confederale conseguito dalla squadra biancorossa nonché, allo stesso tempo, la prima affermazione del genere per una formazione calcistica dell'Umbria. Con questo successo i grifoni si guadagnarono inoltre un posto nella successiva Coppa UEFA, la seconda manifestazione continentale per club, in cui raggiunsero i sedicesimi di finale prima di venir eliminati dai più titolati olandesi del PSV.

Il Perugia della stagione 2003-2004, apertasi con la vittoria della Coppa Intertoto UEFA ma conclusasi con la retrocessione in Serie B.

Inversamente, meno fortunato e più problematico fu il percorso in campionato, che vide il Perugia refrattario alla vittoria per tutto il girone di andata. Al termine della tornata di ritorno i biancorossi riuscirono tuttavia a raggiungere in extremis il quart'ultimo posto, che quell'anno dava accesso a un particolare spareggio interdivisionale contro la sesta classificata della serie cadetta, la Fiorentina: ad avere la meglio fu proprio la squadra viola, che guadagnò così la massima categoria a spese dei grifoni. Dopo sei anni il Perugia ricadde in Serie B, si concluse l'era Cosmi e ben presto si concluderà anche la lunga epoca dei Gaucci.

La fine di un ciclo

Nell'anno del centenario la squadra fu affidata a Stefano Colantuono, con l'obiettivo di puntare all'immediato ritorno in Serie A; al termine della stagione, nonostante il terzo posto e la qualificazione ai play-off per la promozione in massima categoria, in pochi giorni il Perugia prima perse la finale contro il Torino per l'approdo in A, e poi venne escluso dal successivo campionato di Serie B dalla giustizia sportiva per problemi economici.

Con la famiglia Gaucci ormai fuori dai giochi, grazie al Lodo Petrucci il club riuscì a iscriversi al successivo campionato di Serie C1 sotto una nuova amministrazione societaria, capeggiata da Vincenzo Silvestrini e denominata Perugia Calcio. La stagione 2005-2006, di fatto di ricostruzione, si chiuse al sesto posto, posizione poi bissata l'anno successivo fallendo tuttavia l'obiettivo prefissato dei play-off. Il Perugia ritentò la scalata verso la promozione nel 2007-2008, quando col quinto posto nel girone ottenne stavolta l'accesso ai play-off, da cui tuttavia la formazione di Antonello Cuccureddu uscì sconfitta per mano dell'Ancona, qualificato in virtù del miglior piazzamento conseguito in stagione.

Ne seguì un'annata difficile, costellata da quattro cambi di guida tecnica in cui finì anche l'ex grifone degli anni 1980, Giovanni Pagliari, e che nonostante l'ottavo posto in graduatoria possa trarre in inganno, nella realtà trascinarono con fatica i biancorossi verso una salvezza ottenuta solo all'ultima giornata.

Il torneo 2009-2010 non iniziò sotto i migliori auspici, dopo che la dirigenza riuscì a regolarizzare l'iscrizione della squadra a fronte di un iniziale rifiuto. Al termine di un campionato senza infamia e senza lode, concluso a un anonimo undicesimo posto, emersero gravi problemi finanziari in seno alla società biancorossa, al punto che il Tribunale di Perugia accolse l'istanza di fallimento presentata da alcuni creditori. Nel luglio seguente venne revocata l'affiliazione alla squadra perugina, scomparsa per la seconda volta nell'arco di un lustro: nuovamente declassati pur senza essere retrocessi sul campo, per poter dare un seguito alla loro storia i biancorossi furono costretti a ripartire dai dilettanti.

Anni 2010

Il 12 luglio 2010 una cordata capitanata dall'imprenditore Roberto Damaschi portò alla nascita della nuova società calcistica della città, l'Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio, che s'iscrisse alla Serie D. Allenati da Pierfrancesco Battistini, nella stagione 2010-2011 i grifoni vinsero agevolmente il girone E della massima categoria dilettantistica con tre giornate d'anticipo, sopravanzando il Castel Rigone e tornando così tra i professionisti. A corollario di una stagione di successi, pochi giorni dopo la squadra si assicurò anche la Coppa Italia di Serie D sconfiggendo in finale la Turris. A fine anno il Perugia partecipò inoltre alla poule nazionale del campionato, arrivando a giocarsi in finale la conquista dello scudetto di categoria, che però andò appannaggio del Cuneo.

Il ritorno tra i professionisti

I supporter biancorossi gremiscono la curva Nord dello stadio Curi il 4 maggio 2014, prima dell'ultima partita di campionato contro il Frosinone: il successo nello scontro diretto (1-0) ha dato al Perugia la vittoria del torneo di Prima Divisione e la promozione, dopo nove anni, in Serie B.

Con l'approdo nel calcio professionistico la società cambiò denominazione, acquisendo il nome di Associazione Calcistica Perugia Calcio. Il 2011-2012 vide i biancorossi primeggiare nel girone B della Seconda Divisione, pur se all'inizio del 2012 irruppe l'ennesimo riassetto societario degli ultimi anni, con Damaschi che uscì di scena in favore dei soci di minoranza Giovanni Moneti e Massimiliano Santopadre. L'undici perugino raggiunse con due giornate d'anticipo la promozione, la seconda consecutiva, in Prima Divisione; al termine dell'annata arrivò anche il trionfo nella Supercoppa di Seconda Divisione ai danni del Treviso.

La stagione seguente, seppur iniziata in maniera altalenante - tanto da portare all'esonero del tecnico della risalita, Battistini, in favore dell'ex grifone Andrea Camplone - si chiuse con il secondo posto nel girone B di Prima Divisione, a due punti dalla capolista Avellino; ai play-off, il sogno della promozione s'interruppe in semifinale, dove gli umbri vennero eliminati dal Pisa. Sul finire del torneo venne intanto ufficializzato il nuovo assetto societario del club, con Santopadre ormai divenuto unico socio di maggioranza.

Dodici mesi dopo, quella promozione sfuggita l'anno prima venne centrata. Dopo una corsa a tre con Frosinone e Lecce, gli uomini di Camplone vinsero in volata il girone B e conquistarono l'accesso diretto in Serie B: all'ultimo turno, nello scontro diretto coi laziali al Curi, Marco Moscati segnò il gol che permise al Perugia di ritornare in Serie B, dopo nove stagioni e due fallimenti; per i biancorossi fu la terza promozione nello spazio di quattro anni. A fine torneo la formazione umbra sollevò inoltre la Supercoppa di Prima Divisione, messa in bacheca a spese della Virtus Entella; il Perugia diventò la prima squadra a fare proprie entrambe le Supercoppe della Lega Pro.

Anni 2020

Dopo sei stagioni consecutive in Serie B, di cui quattro conclusesi in zona play-off, al termine del campionato 2019-2020 la compagine umbra retrocesse in Serie C dopo aver perso ai tiri di rigore il play-out. La permanenza in terza serie durò solo un anno: già nella stagione successiva il Perugia, affidato a Fabio Caserta, vince la stagione regolare primeggiando nel girone B della Serie C, avendo chiuso il campionato a pari punti con il Padova ma trovandosi in vantaggio per la differenza reti negli scontri diretti, ottenendo così l'immediato ritorno tra i cadetti. Stavolta la permanenza in B durò un biennio, prima di una nuova retrocessione in C.

L'Associazione Calcistica Perugia Calcio, nota semplicemente come Perugia, è una squadra calcistica italiana con sede nella città di Perugia. Milita nel campionato di Serie B, la seconda divisione del calcio italiano.

Il club venne fondato nel 1905 con il nome di Perugia Foot-Ball Club. Nel 1925 cambiò denominazione in Associazione Calcistica Perugia. Nel 1975 raggiunse per la prima volta la Serie A, dove rimase fino al 1979. Nel 1996 tornò in Serie A, dove rimase fino al 2004. Nel 2010 fallì e venne rifondato come Associazione Calcistica Perugia Calcio.

Il Perugia ha vinto due Coppe Italia Serie C, nel 1988-1989 e nel 1999-2000, e una Supercoppa di Serie C, nel 1989.

I colori sociali del Perugia sono il rosso e il bianco. Lo stadio di casa è lo Stadio Renato Curi, che può ospitare 23.500 spettatori.

Il Perugia ha avuto numerosi giocatori di fama internazionale, tra cui Renato Curi, Paolo Rossi, Bruno Conti, Salvatore Bagni, Gianluca Pagliuca, Fabio Liverani e Alessandro Nesta.